Storia di J., mistero IV*

Profumo di libertà

*continua dai numeri precedenti

Diciotto anni

J. contempla il sole, al tramonto. Può fissarlo senza che la mamma gli dica niente.
È grande, ormai. Vicino al suo diciottesimo compleanno.
J. ha invitato anche Marta, alla festa. Sente che verrà.
Il sole. Sempre più rosso.
Quando guarda altri punti dell’orizzonte, dopo aver fermato lo sguardo sul disco rosso per un tempo che permetta di notare la sua discesa, ecco la proiezione del sole, una specie di ombra scura che cambia direzione, dietro il timido su e giù degli occhi feriti, ad ogni batter di ciglia.
Presto è notte. Profumo di libertà nell’aria!

Lorenzo

Lorenzo gli fa uno squillo. “Tutto a posto, J.? Sei pronto?”. “Più o meno. I capelli…”.
“Ma dai, che vanno bene! Ah, giusto, devi fare colpo su di lei… Ma se è tornata apposta per te!”.
“Lore, ti ci metti anche tu! Non mi voglio illudere…”.
“Ehi, amico! Sei maggiorenne! Maggiorenne, capito? Non so se mi spiego!”.
“No, non ti spieghi. Mi dici che cambia? Un anno in più. Soltanto un anno in più”.
“Il mondo è ai tuoi piedi, ragazzo! Niente più permessi da chiedere ai tuoi, ok? Ti suona adesso?”. “Non vado a vivere da solo, Lore… I permessi li devo chiedere lo stesso… E poi… il mondo ai tuoi piedi, se lavori, forse. Ma noi, lavoreremo mai? Che faremo da grandi?”.
“Ma che lavoro e lavoro! Io pensavo alle ragazze! Diciotto anni: tutte le donne che vuoi!”.
“Senti, Lore! Basta con questi discorsi! E non ti azzardare a dire queste cose davanti a Marta!”.
“Che santarellino! Ma chi hai sentito? Il Papa? Parli come un prete!”.
Parlare con Lorenzo è perdere tempo: eppure J. sa che i suoi amici, quasi tutti, la pensano così.
Diciotto anni: voglia d’avventura, macchina di papà su di giri, sabato sera fino all’alba, prima volta con una donna. Ma quale donna?
Una volta, ha letto sul giornale che un padre aveva regalato al figlio una prostituta per la notte!
Il figlio, sorpreso da questa violenza, era scappato inorridito.
I suoi amici: di alcuni sa che hanno contratto il vizio, imitando qualche adulto che non sa fare di meglio.
E la donna diventa un recipiente, meglio se sterile.
Ma J. no: i suoi genitori gliel’hanno detto senza parole che l’amore è un’altra cosa.
Che fare l’amore è un’altra cosa. La libertà: non ci può essere senza amore.

Specchio magnifico

Prima di uscire, un’occhiata alla sua icona: Gesù e Maria… non riesce a non pensare anche a Maria, quando Lo guarda.

“Come avete festeggiato la maggiore età, voi due?
Tu, Gesù, sei scappato, rimanendo nel tempio, a Gerusalemme. Giuseppe e Maria ti hanno cercato tanto. Troppo. Carichi di un’angoscia esagerata… almeno secondo te!
Tu, Maria, hai fatto una corsa a trovare Elisabetta, mentre eri già incinta. Dei tuoi genitori il Vangelo non dice nulla. Che ti abbiano lasciata andare così, senza dire una parola? Non avresti dovuto andare a vivere con lo sposo, il giovane Giuseppe? Che hanno detto i paesani?
Giovane Maria, carica di un segreto che non potevi dire a nessuno, in viaggio verso una libertà più grande di te, più grande di tutti, la libertà dell’Altissimo Figlio tuo! Tu, sì, sei uno specchio magnifico! È troppo per me?”.
A J. succede spesso di specchiarsi negli altri.
Non sempre gli piacciono. A volte sono migliori di lui. Allora gli piacciono e prova ad assomigliargli.
Suo padre, sì, gli piace. Ma non vorrebbe assomigliargli. Troppo saggio, per i suoi gusti.
J. avrebbe voglia di essere diverso. Di trasgredire in maniera buona! Lasciare un segno nella storia. Indelebile.
Un tatuaggio nell’anima del mondo. Ma il mondo ha un’anima?
J., sì, ce l’ha.
La sente, la vede, la tocca, ora che si sente “grande”. La sua anima. Il suo spirito.
Vede il suo spirito, ora che l’onda della sua vita si increspa lontano, aperta sull’oceano.
Lo vede, adesso che come una canna si lascia portare dal vento.
Lo sente, ora che dà corpo alle do­mande importanti, all’unica domanda che conta: Come amare veramente?
E comprende che l’onda, la canna, la domanda hanno il profumo di un’altra libertà.
Il Signore è lo Spirito e, dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore.
Ri-specchio delle mie brame

La catechista gli ha parlato di M. Speranza. Anche lei, come Gesù e Maria, è scappata. O meglio, a ventun anni ha lasciato la casa paterna per entrare in convento.
Scelta coraggiosa.
Vivere senza cellulare, facebook. I genitori, Lorenzo. Marta.
Senza Lorenzo: si può fare! Senza Marta… è un altro paio di maniche!
Vivere senza. No, non avrebbe senso. Vivere con. Sì, comincia ad avere senso.
La Madre sapeva vivere contenta. Anche nel dolore. Con qualcuno. Senza nessuno.
Riguardo all’amore, sapeva che si ama soffrendo.
Quando gli altri ci sono contro e ciò che fa la differenza è amare di più, amare meglio. Benedire gli amici. Perdonare i nemici.
J. sta per compiere diciott’anni, Magari gli amici gli regaleranno un plasma TV.
Specchio di brame troppo umane, o forse troppo poco umane. Brame secondarie, sedativi del dolore che comporta non riuscire ad amare come Cristo comanda.
Perché Cristo comanda di amare come Lui.
J. ha deciso che parlerà con Marta. Vuole farle una proposta d’amore.
Perché non mettersi insieme davanti allo specchio? Il suo Specchio.
Gesù presente, Gesù assente?
Sentirlo non è necessario. Rimane l’unico Maestro nell’arte di amare.
Marta accetterà la proposta? E i suoi amici? Che diranno?
Il seguito al prossimo mistero.

sr. Erika Bellucci